chi sono
"Scopri la straordinaria storia di Davide Bortoluzzi, pastore di professione con una passione innata per le pecore. Nonostante non provenga da una famiglia di pastori o agricoltori, la sua affascinazione per le greggi lo ha spinto a iniziare questo antico mestiere fin dall'adolescenza. Oggi, con determinazione e sacrifici, gestisce un gregge di 200 pecore Lacaune, nota per la qualità del latte. Le sue pecore vivono allo stato semibrado, pascolando quasi tutto l'anno, mentre l'alimentazione è curata con foraggi autoprodotti e cereali di prima qualità. Scopri la vita appassionante di Davide Bortoluzzi e l'autenticità della pastorizia tradizionale nell'incantevole scenario dell'Alpago."
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Davide Bortoluzzi
La mia passione per la pecora non so neanche io esattamente da dove derivi, non sono figlio né di pastori né di agricoltori, ma fin da piccolo sono sempre stato affascinato dalle greggi che passavano per i paesi assieme ai cani e ai pastori.
Così, al pomeriggio, dopo la scuola, ho iniziato a seguire questi pastori aiutandoli a svolgere alcune piccole mansioni quotidiane, e, intorno ai 13-14 anni, ho deciso di fare una scelta un po’ controcorrente per la mia età: ho acquistato le mie prime due pecore.
Finite le superiori, ho cercato un lavoro che mi permettesse di guadagnare un po’ di soldi per poter ampliare il mio gregge.
Sempre più convinto, nonostante i sacrifici che la mia scelta comportava, ho deciso di fare il pastore di professione: ho acquistato altri animali arrivando a 200 capi e da lì ho cominciato come pastore vagante.
Ho affittato un alpeggio per passare il periodo estivo e ho cominciato a scendere in pianura d’inverno e risalire i fiumi durante la primavera per poi portarmi negli alpeggi del nostro Alpago in estate.
Oggi la razza che allevo è la Lacaune di origine francese, ha una buona qualità del latte e si adatta molto bene sia al pascolo che alla permanenza in stalla.
Le mie pecore sono allevate allo stato semibrado: rimangono al pascolo quasi tutto l’anno e nelle ore notturne utilizzo delle strutture di ricovero.
L’alimentazione viene integrata con foraggi secchi che autoproduco e cereali “grezzi” di prima qualità quali mais, soia, orzo: non somministro mai mangimi composti perché voglio essere sempre certo di cosa mangiano gli animali.
